La disfagia consiste nella difficoltà a deglutire, e può essere causata da molti fattori, tra cui per esempio lesioni ostruttive o disturbi motori. Essere affetti da disfagia non significa comunque sperimentare universalmente gli stessi sintomi: esistono infatti diversi tipologie e gradi di disfagia.

Tipologie di disfagia

Generalmente si considerano due tipologie di disfagia, quella orofaringea e quella esofagea. Consideriamole una per volta.

Disfagia orofaringea

La disfagia orofaringea si diagnostica nel momento in cui il paziente ha difficoltà a spostare il bolo alimentare dalla cavità orale all’esofago. La normale deglutizione orofaringea richiede infatti un trasferimento volontario coordinato del cibo dalla bocca alla faringe, seguito da un rapido trasferimento del bolo nell’esofago superiore. Chi soffre di disfagia orofaringea può lamentare sintomi come difficoltà nell’avvio o nel trasporto iniziale di un bolo alimentare solido o liquido, difficoltà che può essere accompagnata dalla sensazione che il cibo rimanga appiccicato nella cavità orale o nella regione del collo. Altri sintomi che possono insorgere sono quelli legati all’aspirazione polmonare. 

La disfagia orofaringea è associata nel 75-85% dei casi a disturbi neuromuscolari, che ne rappresentano la causa principale. Per esempio, la disfagia può insorgere come conseguenza di una disfunzione dello sfintere esofageo superiore, che a sua volta può avere origine dal mancato rilassamento dello sfintere esofageo superiore.

Disfagia esofagea

La disfagia esofagea si verifica invece nel momento in cui il paziente ha difficoltà nel passaggio di materiale solido o liquido attraverso l’esofago. Questo tipo di disfagia interessa dunque in particolare la regione tra lo sfintere esofageo superiore e inferiore. In questo caso, la disfagia è dovuta a un’anomala motilità di questo segmento dell’esofago o a un ostacolo fisico al passaggio del cibo, ossia a un’ostruzione. 

I sintomi, pur essendo legati a un trasporto disordinato del cibo, dipendono dalla causa che origina il disturbo esofageo. I disturbi della motilità, per esempio, comportano disfagia sia per i liquidi che per i solidi e possono essere accompagnati anche da spasmi o dolori a livello toracico.

I 4 gradi di disfagia

Oltre che suddividersi per tipologia, la disfagia si può anche articolare in 4 diversi gradi, a seconda del livello di difficoltà nella deglutizione.

Il primo grado in realtà è la disfagia assente, che indica quindi una corretta deglutizione. Il grado due è invece la disfagia lieve, e si sperimenta quando, per esempio, ci si accorge di avere difficoltà a deglutire anche un bicchiere d’acqua o di avere una voce diversa, più gorgogliante, nel momento in cui si deglutiscono dei liquidi: in presenza di una disfagia lieve si consiglia una dieta che preveda alimenti leggermente addensati, della consistenza, per esempio, di un succo di frutta. Il grado tre indica la presenza di disfagia moderata, che comporta una difficoltà di deglutizione anche di ridotte quantità di liquido ed è accompagnata anche da altri sintomi, come la tosse. La dieta per chi soffre di disfagia moderata dovrebbe includere liquidi addensati e dalla consistenza gelatinosa. Il quarto e ultimo grado designa infine una disfagia grave, che implica la totale impossibilità di deglutire cibi solidi e liquidi.

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